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Home - Approfondimenti - Analisi - Proposte (ragionevoli) sui servizi di assistenza nell’UE per una migliore parità di genere

Proposte (ragionevoli) sui servizi di assistenza nell’UE per una migliore parità di genere

di Alessandra Servidori
3 Ottobre 2018
in Analisi
Proposte (ragionevoli) sui servizi di assistenza nell’UE per una migliore parità di genere

Il 10 Ottobre  p.v. la commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere presenterà alla Commissione Ue e al Consiglio Europeo la proposta per implementare in tutti gli Stati aderenti i servizi di assistenza. Noi come associazione Nazionale TUTTEPERITALIA ci saremo e la sosterremo. E il Governo Italiano ?

Nell’Unione europea l’impari partecipazione degli uomini e delle donne alle attività di assistenza e alle incombenze domestiche rimane una sfida continua. L’indice sull’uguaglianza di genere 2016 dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere,- confermato anche nel 2017- ha evidenziato che negli ultimi dieci anni la tendenza in Europa è stata negativa: il tempo trascorso dalle donne in attività di assistenza, sociali e nei lavori domestici è aumentato rispetto a quello degli uomini.

Il fatto che le donne dedichino una quantità di tempo sproporzionata allo svolgimento di attività lavorative non retribuite rispetto agli uomini ha gravi conseguenze economiche e sociali e rappresenta un ostacolo per il raggiungimento degli obiettivi dell’UE in materia di parità di genere. In ultima analisi, dà luogo a un divario di genere in termini di povertà che raggiunge i livelli più alti tra gli anziani. Nel 2017 il divario di genere medio relativo alle pen­sioni nell’UE era pari al 40 % a seguito delle disuguaglianze accumulate nel corso della vita dalle donne e dei periodi di assenza dal mercato del lavoro. Tra le persone di età pari o superiore a 75 anni, il 22 % delle donne contro il 15 % degli uomini si trova a rischio di povertà o esclusione sociale. Ciò produce anche un impatto negativo diretto per i bambini e le famiglie. La perdita economica complessiva dovuta al divario occupazionale di genere è pari a 370 miliardi EUR all’anno.

L’assenza di congedi adeguati alla prestazione di assistenza ad altri familiari a carico è una delle principali cause profonde della ineguale ripartizione delle responsabilità assistenziali. L’80 % di tutti i servizi di assistenza all’interno dell’UE è fornito da prestatori informali (non pagati), il 75 % dei quali sono donne. Dato preoccupante, tali cifre comprendono anche giovani prestatori di assistenza di età inferiore ai 17 anni, per i quali la sovrapposizione delle responsabilità ha un impatto negativo sulla loro istruzione, sulla loro salute e sui loro mezzi di sussistenza.

Uno dei principali motivi per cui le donne sono inattive sul mercato del lavoro è costituito dalle possibilità limitate di combinare in modo efficiente, flessibile ed efficace sotto il profilo dei costi un’occupazione retribuita e le responsabilità familiari. Il tasso di occupazione medio delle donne nell’UE è pari al 64 % (rispetto al 76 % degli uomini) e in Italia il dato è ancora peggiore. Le donne sono inoltre sovra rappresentate nei posti di lavoro a tempo parziale. Eurostat ha rilevato che nell’UE il 31,5 % delle donne lavoratrici lavora a tempo parziale rispetto all’8,2 % degli uomini lavoratori. Le responsabilità assistenziali sono il motivo dell’inattività per quasi il 20 % delle donne economicamente inattive, mentre ciò avviene solo per meno del 2 % degli uomini economicamente inattivi. Tale situazione è contraria alla strategia dell’Unione Europa 2020 e all’obiettivo di raggiungere un tasso di occupazione del 75 % per uomini e donne entro il 2020. È inoltre in contrasto con i principi del pilastro europeo dei diritti sociali, che prevede pari opportunità tra uomini e donne riguardo alla partecipazione al mercato del lavoro e al diritto a servizi di assistenza di buona qualità a prezzi accessibili. Con l’invecchiamento della popolazione in Europa la situazione rischia di deteriorarsi ulteriormente. La crescente domanda di assistenza, la prevalenza dell’assistenza informale in Europa e le pressioni sulla spesa pubblica in alcuni paesi renderanno l’assistenza informale ancora più importante in futuro. È pertanto chiaro che tale assistenza deve essere sostenuta e che i provvedimenti intesi a consentire ai prestatori di assistenza di associare quest’ultima al lavoro sono indispensabili in proposito.

La definizione dei servizi di assistenza dovrebbe comprendere la cura dell’infanzia e della prima infanzia, l’assistenza agli anziani e ai disabili. È necessario sviluppare con urgenza tali servizi di assistenza affinché siano accessibili e flessibili, al fine di soddisfare le esigenze delle diverse famiglie e dei vari tipi di assistenza. In quest’ambito si devono considerare anche circostanze speciali, quali famiglie monoparentali, lavoratori a tempo parziale, lavoratori autonomi o coloro che lavorano a turni. Le modalità di organizzazione delle responsabilità assistenziali all’interno delle famiglie e il ricorso a servizi esterni oppure a servizi a domicilio dovrebbero essere scelte individuali. Tali opzioni dovrebbero essere sovvenzionate e sostenute in modo equo. Si dovrebbe disporre di una serie di opzioni vere e proprie per combinare il livello e l’ampiezza dei servizi necessari con l’attività lavorativa. Le opzioni relative alla combinazione di lavoro e responsabilità assistenziali non dovrebbero ripercuotersi negativamente sui benefici economici e sociali, compresi retribuzione e pensioni.

Noi come Associazione TutteperItalia sosteniamo e condividiamo non solo l’analisi ma anche le proposte che la commissione avanza alla Commissione Ue e al Consiglio.

In futuro, il livello raggiunto dovrebbe mirare a garantire almeno 20 settimane di congedo di maternità, che potrebbero essere condivise con il padre, previste prima e/o dopo il parto. Vi dovrebbero inoltre essere garanzie legate al licenziamento, al reintegro nello stesso posto di lavoro o in un posto equivalente e alla protezione da discriminazioni in caso di congedo di paternità (in linea con la posizione del Parlamento in prima lettura sul miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento ). Gli stessi diritti dovrebbero essere estesi progressivamente a tutti coloro che necessitano di prendere congedo per assistere altre persone a carico con esigenze assistenziali croniche. Nell’elaborazione di piani pensionistici, è inoltre opportuno tenere conto dei conseguenti divari occupazionali.

Per garantire tutti questi aspetti, i servizi di assistenza dovrebbero essere messi a punto in consultazione con gli utenti e i clienti destinatari. È necessaria una comprensione globale delle esigenze e delle percezioni relative all’accessibilità.

L’accesso ai servizi, anche di coloro che sono a rischio di esclusione sociale, dovrebbe essere monitorato a livello istituzionale. Ciò è particolarmente importante data la natura mutevole dell’attività lavorativa. Occorre tenere conto dell’impatto della digitalizzazione, dell’aumentata produttività e del passaggio a un’economia circolare basata sui servizi. L’elaborazione di servizi di assistenza deve sostenere e agevolare i nuovi modelli di lavoro.

Contemporaneamente, è importante garantire che le istituzioni e i luoghi che forniscono assistenza siano luoghi di lavoro sicuri e incoraggianti. Se non si investe in coloro che optano per i servizi di assistenza come scelta professionale, il pieno potenziale in termini di qualità dei servizi destinati a bambini, disabili e anziani non sarà mai raggiunto.

È opportuno sviluppare e monitorare indicatori relativi alla qualità dell’assistenza a livello europeo per poi poter effettuare investimenti dai Fondi strutturali europei onde garantire il conseguimento del livello e della qualità dei servizi previsti in tutti gli Stati membri dell’Unione europea. Occorre sollecitare gli Stati membri a riferire in merito all’utilizzo di tali fondi a un livello sufficientemente disaggregato da garantire che le informazioni possano essere analizzate a livello europeo.

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Tags: UeEuropaGovernoPolitiche di genere
Alessandra Servidori

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