Rappresentanza, partecipazione, formazione. Sono queste alcune delle sinergie che la Fai, il sindacato del mondo agricolo e dell’industria alimentare della Cisl, ha posto al centro della sua assemblea organizzativa, che si è svolta a Roma il 26 e il 27 ottobre presso l’auditorium Seraphicum. Tra gli obiettivi organizzativi sottolineati nel dibattito, ci sono il rafforzamento della formazione e della politica dei quadri, della comunicazione, del proselitismo radicato nel territorio per dare gambe alle battaglie per la buona contrattazione, per la qualità del lavoro, contro il caporalato e le tante sacche di marginalità e precarietà diffuse nel lavoro agroalimentare e che colpiscono soprattutto immigrati, giovani e donne.
La sfida è quella di governare il cambiamento che sta attraversando il mondo del lavoro e la società. Una società che il sindacato trova più povera e con maggior timori per il futuro, come ha spiegato Nando Pagnoncelli durante la tavola rotonda “Il mondo di domani: lavoro, sostenibilità, partecipazione” tenutasi il 27 mattina. Le maggiori preoccupazioni, spiega il sondaggista, riguardano l’economia e l’occupazione. Questo perché la realtà di policrisi che si è venuta a creare, con il mix di pandemia e guerre, getta ombre sul domani. È significativo che il 58% del totale del campione ritiene che la propria posizione economica e sociale sia scesa, o afferma di avere difficoltà, o addirittura versa in condizione di povertà. Anche le guerre sono motivo di allarme, soprattutto per le ripercussioni sul sistema produttivo. E per il 15% degli intervistati il covid rimane motivo di ansia. In questo contesto solo un italiano su due si fida ancora delle istituzioni, mentre solo 1 su 4 ha fiducia nell’azione del sindacato.
Gli studiosi che sono intervenuti nel dibattito hanno raccontato un mondo del lavoro in grande fermento e trasformazione. Dai lavoratori che operano sulle piattaforme, non solo rider, ma tanti altri, che si trovano schiacciati nel mezzo di una nuova forma di controllo creata dalla diade piattaforma-utenti, al lavoro povero, non sempre imputabile a un salario povero, ma a un lavoro precario e frantumato, il sindacato è chiamato a dare nuove risposte. Un sindacato che diventa strumento di integrazione, di accesso ai diritti di cittadinanza, di emancipazione e sviluppo per i lavoratori stranieri, soprattutto in alcuni settori come quello agricolo.
Su questo terreno la Cisl, assieme a tutte le categorie, sta portando avanti la raccolta di firme per una legge sulla partecipazione dei lavoratori nelle scelte aziendali, per dare piena attuazione dell’articolo 46 della Costituzione. La legge sulla partecipazione, è emerso durante il dibattito, indica un preciso cammino, è una condizione win to win per imprese e lavoratori, capace di accrescere il valore aggiunto.
“La nostra campagna in questi mesi ci ha dato tante occasioni di incontro e dialogo nei luoghi di lavoro e nelle principali piazze d’Italia. Una spinta in più per portare al traguardo a dicembre la nostra proposta tutta la squadra della Fai-Cisl, che ha ben individuato nella correlazione tra lavoro, sostenibilità e partecipazione, la chiave per reinterpretare la modernità del ‘Sindacato Nuovo’ così come lo aveva concepito Giulio Pastore”, ha detto il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, a conclusione del dibattito.
Tommaso Nutarelli