Ci sono svariate ragioni per guardare con molto timore alle conseguenze del voto di domenica sulla situazione politica italiana. La crescita abnorme, al di là delle previsioni, della Lega di Matteo Salvini, e la parallela crescita del partito di Giorgia Meloni, spaventano perché assieme arrivano a quel 40% che, ripetuto in elezioni politiche, consentirebbe loro di governare il paese. Ma esistono anche alcune ragioni che giustificano un commento non del tutto negativo.
La prima di queste ragioni è data dal fatto che il Pd non si trova più davanti due formazioni forti, che in pratica monopolizzano la scena politica. Finora 5Stelle e Lega facevano il bello e il cattivo tempo, rivestivano i panni della maggioranza e, quando necessario, anche quelli dell’opposizione, relegando il Pd in un angolo. Adesso il Pd è (nuovamente: lo era già alle elezioni di marzo, quando il terzo era, per l’appunto, la Lega) il secondo partito e può assumere un ruolo diverso nei confronti della Lega, l’unica rimasta in campo. Un Pd peraltro capace anche di crescere, perché le formazioni vicine, quelle, prima tra le altre +Europa, che non hanno superato il quorum, potrebbero portare linfa nuova al partito. Del resto, si sa che gli italiani non sono cuor di leone: se c’era chi non votava più Pd perché tanto perdeva, adesso che il vento è cambiato potrebbero essere tentati di tornare a votarlo.
La seconda ragione è data dalla stessa Lega. Che nel giro di 14 mesi, poco più di un anno, è passata dal 17 al 34%. Senza tener conto che a quel 17% era arrivata a marzo dello scorso anno già con un salto rispetto alle percentuali molto basse degli anni precedenti, che si votasse sia per il Parlamento italiano che per quello europeo. È credibile, è giusto chiedersi, pensare che quel 34% sia davvero granitico? Che possa resistere a venti contrari, a dispetto di tutto e di tutti? Francamente non sembra proprio. La crescita della Lega è certamente frutto della trasmigrazione di quel pacco, molto consistente, di voti dati con la pancia che da qualche anno vaga da un partito all’altro senza fermarsi mai più di tanto. Andavano da Berlusconi quando era in auge, poi sono passati a Renzi che dava gli 80 euro, sono passati a Grillo quando sembrava che portasse il famoso “cambiamento”, adesso sono approdati da Salvini che promette di più. Può essere che la capacità di convincere della Lega sia davvero potente e quei voti siano destinati a durare dalle parti di via Bellerio, ma è lecito dubitarne.
In più c’è da considerare con attenzione che cosa accadrà ai 5Stelle. Hanno preso una batosta formidabile, sono scesi a livelli che non gli veniva in mente nemmeno nelle peggiori notti di incubi. Ma adesso? È credibile che reggano a quel livello? Il Pd, che era sceso al 18%, ha dimostrato di avere in quella percentuale, pur ridotta al minimo storico, uno zoccolo duro che ha retto durante tutto questo anno difficilissimo, e dal quale il partito sta ora tentando di ripartire. Ma qual è lo zoccolo duro dei grillini? Non hanno ragioni storiche dalla loro, non hanno valori stabili e duraturi, sono sempre stati scelti come ripiego rispetto ad altre forze che avevano deluso, oppure perché suscitavano la speranza di cambiare davvero le regole del gioco. Dopo aver dimostrato di non essere in grado di operare quel cambiamento, forse, ed è doveroso ribadire il forse, potrebbero perdere ancora molto del loro elettorato. E dove andrebbero allora quei voti? Probabilmente è tutta gente che non voterebbe più, proprio perché i 5Stelle erano già l’ultima spiaggia. Forse, però, qualcuno cambierà partito e, magari, tornerà anche a sinistra se dalla sinistra proveniva.
E infine c’è l’Europa a rasserenarci, sia pure con tutti i dovuti limiti. Perché l’invasione sovranista non c’è stata, potranno anche essere cresciuti un po’ quei partiti brutti e cattivi, ma certo non governeranno loro, non cambieranno il profilo politico e ideale della Ue. Che invece continuerà a mantenere alti i valori per i quali è nata tutta la costruzione europea. Non siamo soli, i legami che abbiamo con gli altri stati europei sono forti e saranno la nostra rete di sicurezza. Che potrà anche costarci cara, ma che, comunque, ci salverà.
Massimo Mascini