“Una misura di esclusivo sostegno al reddito insufficiente sul piano quantitativo e per di più con criteri di accesso molto restrittivi, così da dare vita ad una platea molto ristretta di possibili beneficiari”. È questo il giudizio del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, sullo schema di decreto legislativo riguardante l’introduzione di un’indennità di discontinuità in favore dei lavoratori dello spettacolo proposta dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, lo scorso 28 agosto nel primo Cdm dopo la pausa estiva.
In sintesi, il provvedimento, che riguarderà circa 21mila lavoratori discontinui dello spettacolo, prevede l’erogazione, a decorrere dall’anno 2023, di un’indennità di circa 1.500 euro erogata in un’unica soluzione previa domanda presentata dal lavoratore all’INPS ogni anno, con riferimento ai requisiti maturati dal richiedente nell’anno precedente. Per accedere all’indennità occorre essere iscritti al Fondo pensione lavoratori dello spettacolo, essere cittadino Ue e residente in Italia da almeno un anno, avere reddito non superiore a 25 mila euro e aver maturato almeno sessanta giornate di contribuzione al Fondo nell’anno precedente a quello di presentazione della domanda. “Una bozza di decreto molto lontana dalla misura richiesta da tempo dalle organizzazioni sindacali” e dagli stessi lavorati, sottolinea Landini, la cui battaglia “per una giusta indennità di discontinuità ha travalicato i confini nazionali, diventando una battaglia internazionale di tutti i dipendenti del settore. Una notizia positiva che è giunta da Filadelfia, dal VI Congresso del sindacato Uni Global Union”.
Ma il ministro Sangiuliano, “anziché definire un compiuto sistema di tutele in un mondo del lavoro, come quello dello spettacolo, dove prevalgono rapporti di lavoro frammentati, eterogenei, discontinui”, ha fatto approvare una misura, appunto, “insufficiente” ed escludente nei suoi criteri di definizione dei beneficiari. “Non è questo di cui ha bisogno il mondo del lavoro dello spettacolo – aggiunge infine Landini. Chiediamo che il Ministro non proceda con un atto unilaterale e sbagliato come questo decreto e ascolti davvero le parti sociali”.
e.m.