Il giudice del lavoro del Tribunale di Trieste, Paolo Ancora, ha accolto il ricorso presentato dai sindacati di categoria Fim, Fiom, Uilm in merito al comportamento antisindacale della Wartsila. La procedura di licenziamento dei 451 dipendenti dello stabilimento di San Dorligo è dunque revocata e inoltre il Gruppo viene condannato al pagamento di 50 mila euro a ciascuna delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil a titolo di risarcimento per danno di immagine, al pagamento delle spese legali e di pubblicazione del decreto su alcuni quotidiani nazionali. Inoltre, il Giudice ha invece dichiarato inammissibile l’intervento della Regione Fvg.
“Sono stati violati gli obblighi d’informazione preventiva – sottolinea la Fim Cisl in una nota – circa le dinamiche economiche e produttive e le possibili suscettibili ricadute occupazionali. Norme da lei stessa sottoscritte nel Contratto Nazionale e Aziendale. La sentenza arriva dopo la grande mobilitazione messa in campo da Fim, Fiom, Uilm insieme ai lavoratori di Wartisila lo scorso 3 settembre, e dopo l’intervento del Governo di modifica della Legge 234-21 sulle delocalizzazioni. Ora dopo la sentenza – conclude la Fim Cisl . bisogna rilanciare subito l’attività industriale e l’occupazione a Trieste, la città e il territorio non possono permettersi di perdere questo importante presidio industriale.”
Anche la Fiom esprime “grande soddisfazione” per la sentenza, che reputa “esemplare. Si tratta – commenta Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil e Marco Relli, segretario generale della Fiom-Cgil di Trieste – di un risultato straordinario per i lavoratori di Wartsila, diretti e degli appalti impegnati da oltre due mesi, con la lotta e la mobilitazione, a contrastare lo scempio che Wartsila intendeva mettere in atto nei confronti di tutta la comunità triestina. Continueremo a batterci per individuare le opportune soluzioni industriali atte a garantire la continuità delle produzioni di motori e la salvaguardia dell’occupazione dello stabilimento di Trieste. In questo senso, e con questi obiettivi, restiamo impegnati a incalzare, insieme con Fim, Uilm e la Rsu il futuro governo e a contrastare qualsiasi ipotesi di dismissione produttiva dello stabilimento di Trieste. La condanna è importante anche perché contribuisce a rafforzare il sindacato e i lavoratori nel contrasto alle delocalizzazioni e nella difesa del patrimonio industriale e professionale del Paese”.
Della stessa linea della Uilm: la sentenza “è un importante risultato per tutti i lavoratori – ha sottolineato Michele Paliani, Coordinatore nazionale Uilm per il Settore cantieristica navale -. L’annullamento della procedura di licenziamento deve indurre la multinazionale a rivedere le sue posizioni e le strategie di delocalizzazione. Ora questa decisione giudiziaria ci deve consentire di aprire un serio e vero confronto, senza avere un “contatore” che gira”, con tutte le parti interessate sul futuro di Trieste e di tutto il Gruppo in Italia”.
Per il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, la sentenza “dà ragione ai sindacati e dimostra la bontà della strada intrapresa con il rafforzamento delle norme a tutela dei lavoratori quando siamo di fronte a casi di delocalizzazione selvaggia. Avevamo ragione già un anno fa, quando ci attaccavano dalla destra e da Confindustria – aggiunge – non si può chiudere un’azienda da un giorno all’altro andandosene e abbandonando i lavoratori e un intero sistema economico locale. L`unità dei lavoratori e delle istituzioni può battere la logica speculativa delle multinazionali”.
E.G.