Il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ha presentato in conferenza stampa il bilancio dell’Istituto nei suoi quattro anni di guida. In particolare, sul piano economico-patrimoniale, l`Inps ha chiuso il 2022 con un risultato di esercizio positivo per 7,1 miliardi di euro, con un bilancio in avanzo approvato ieri dal Cda. Il risultato d`esercizio 2022 è in miglioramento di 10.857 milioni rispetto al 2021. L`avanzo finanziario, pari a 23.554 milioni, registra una netta crescita rispetto al 2021 (+21.497 milioni). Nel 2022 la spesa per prestazioni dell`Inps è salita a quota 380,7 miliardi, in aumento del 5,8% rispetto al 2021. Nel 2021 la spesa per prestazioni era stata 359,8 miliardi.
Nel 2022 le entrate contributive sono risultate pari a 256,1 miliardi in aumento dell`8,1%. Il maggior incremento in valore assoluto riguarda le contribuzioni dei lavoratori dipendenti del settore privato (+9,2%), ed è pari a 13.755 mln, per un totale di 163.657 mln; in termini percentuali, invece, i versamenti dei lavoratori autonomi riportano un aumento del 13% (+2.521 mln, per un totale di 21.948 mln). I contributi dei dipendenti del settore pubblico raggiungono i 60.586 mln (+1.906 mln, pari ad un incremento del 3,2%); quelli dei lavoratori parasubordinati e liberi professionisti aumentano del 12%, per un totale di 9.947 mln. Ricompresi nelle entrate contributive, risultano in crescita gli accertamenti derivanti dalle attività di vigilanza documentale dell`Istituto, che ammontano a 301 mln (+5,24% rispetto al 2021).
Sul fronte delle prestazioni, le pensioni ammontano a 283.254 mln, con un aumento di 10.447 (+3,8%) rispetto ai precedenti 272.807; in particolare, le pensioni private sono pari a 200.765 con un aumento di 6.789 mln, (+3,5%), e le pensioni pubbliche sono pari a 82.490 mln, con un incremento di +3.658 mln (+4,6%). Tra le pensioni sono rilevate, dal primo luglio 2022, quelle precedentemente erogate dall’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani «Giovanni Amendola» (Inpgi).
Le pensioni della Gestione Dipendenti Pubblici vigenti al 1 gennaio 2023 sono 3.107.983, lo 0,8% in più rispetto all’anno precedente (3.082.954 pensioni), per un importo complessivo annuo di 83.318 milioni di euro, il 5,2% in più rispetto al 2022, in cui l’importo risultava di 79.203 milioni di euro. Il 58,9% delle pensioni sono di anzianità o anticipate, con importo complessivo annuo pari a 54.416 milioni di euro; il 14,3% sono pensioni di vecchiaia con importo complessivo annuo di 13.736 milioni di euro; le pensioni di inabilità sono il 6,5% e il restante 20,3% è costituito, complessivamente, dalle pensioni erogate ai superstiti di attivo e di pensionato.
Il 59,6% del totale dei trattamenti pensionistici è erogato a donne, contro il 40,4% erogato a uomini. In tutte le categorie di pensione, eccetto la categoria delle pensioni di inabilità, si rileva una maggior presenza di pensionate sui pensionati, con differenziazione massima nelle pensioni ai superstiti in cui le donne rappresentano il 16,8% del totale delle pensioni e gli uomini il 3,5%.
Il maggior numero delle prestazioni è concentrato nelle regioni settentrionali con il 40,9% del totale nazionale, seguito dal 36,5% delle prestazioni erogate al Sud, isole comprese. Al Centro il valore minimo, con il 22,3%. Il 39,8% della spesa pensionistica complessiva della Gestione Dipendenti Pubblici viene erogata nell’Italia settentrionale, contro il 36,4% dell’Italia meridionale ed isole ed il 23,6% dell’Italia centrale. Le regioni con il maggior numero di pensioni pubbliche sono la Lombardia e il Lazio rispettivamente con l’11,9% e l’11,3% del totale, seguite dalla Campania (9,4%) e dalla Sicilia (8,4%). Le regioni con il numero minore sono la Valle d’Aosta (0,3%), il Molise (0,7%) e la Basilicata (1,1%).
Riguardo alle pensioni, Tridico sottolinea che “con voucher, intermittenza, bassi salari, si creano pensioni povere”, riferendosi quindi a quanto approvato nel Dl Lavoro del Primo Maggio. “Oggi il sistema previdenziale si basa sul lavoro. Quanto più è stabile e ben retribuito tanto più sarà alta la pensione. I voucher hanno una contribuzione del 13% appena contro il 33% del lavoro stabile”.
Quanto al sostegno al reddito, le spese, tra gli altri, per trattamenti di disoccupazione, integrazioni salariali bonus, trattamenti di malattia , che nel 2021 erano pari a 24.355 mln, presentano un aumento del 7% e totalizzano 26.049 mln (+1.694 mln). La voce più consistente è rappresentata dai trattamenti di disoccupazione, pari 11.848 mln, con aumento del 4% (+458 mln) sul 2021. Seguono i Bonus 200 euro e Bonus 150 euro che complessivamente ammontano a 8.391 mln.
L’inclusione sociale (assegni e pensioni sociali, prestazioni di invalidità civile, reddito e pensione di cittadinanza e reddito d’emergenza) riporta una spesa di 33.802 mln, in calo del -6,5% rispetto al 2021, in cui sono in evidenza le prestazioni per l`invalidità civile, pari a 20.535, (+2,3% rispetto allo scorso esercizio) e il reddito e pensione di cittadinanza, pari a 8.039 (in flessione del 9,4% rispetto al 2021). Le spese per la famiglia (assegni al nucleo familiare, assegno unico e universale, trattamenti di maternità, assegni di natalità, rette di asili nido e congedi parentali) con 21.242 mln, registrano un`impetuosa crescita del 79,6% (+11.825 mln) sul dato 2021, andamento motivato dal debutto dell`assegno unico e universale a partire dal marzo 2022.
Completano la rassegna della spesa istituzionale, le cosiddette altre prestazioni (trattamento di fine servizio e di fine rapporto per i dipendenti pubblici, trattamento di fine rapporto e fondo di garanzia per i dipendenti privati e prestazioni creditizie e sociali per i dipendenti pubblici) che incidono sul bilancio dell’Istituto per 16.371 mln, con un aumento dell`11,4% rispetto ai 14.695 mln dell’anno precedente.
e.m.