Sulla sicurezza sul lavoro dal Governo sono arrivare “risposte non all’altezza” della gravità della situazione e la Cgil “ha intenzione di proseguire la mobilitazione con tutte le forme possibili”. Lo ha detto il segretario generale Maurizio Landini al termine dell’incontro a Palazzo Chigi, che giudica “totalmente inadeguato” il metodo di confronto tra governo e sindacati. Il numero uno della confederazione al tavolo ha chiesto di “avviare una vera trattativa per realizzare un piano nazionale di prevenzione e protezione della salute e sicurezza”.
L’incontro, precisa Landini, “non è stato all’altezza dei bisogni che abbiamo”. Innanzitutto per il metodo, “perché essere convocati alle 8.30 quando hanno il consiglio dei ministri alle 15.30 e ci consegnano un testo dopo un’ora che è iniziato il confronto, dà l’idea non c’è una grande volontà di trovare degli accordi con i sindacati”. E poi perché “ci sono cose che non costano, che non fanno e che continuano a non fare”,
Landini ha ribadito la richiesta di “ripristinare la parità di trattamento, economico e normativo, per tutti i lavoratori di tutta la filiera degli appalti. Viene lasciata la giungla del subappalto, su questo nessuna risposta. La patente a punti la chiediamo per tutti i settori, il Governo dice che la fa per i cantieri mobili, cioé il 95% degli edili”. Nessuna risposta, ha aggiunto, neanche sull’introduzione del reato di omicidio sul lavoro. “Per il Governo – ha concluso il numero uno della Cgil – deve continuare quel modello folle fatto di appalti e subappalti a cascata e di non rispetto delle norme di legge. Siamo molto lontani dalla sensibilità che ci vorrebbe nei confronti dei lavoratori. Così non va bene”.
Nel dettaglio, secondo quanto riferito da fonti della confederazione, è stato chiesto al governo di “reintrodurre per decreto la parità di trattamento economico e normativo per i lavoratori in tutti gli appalti pubblici e privati indipendentemente dall’impresa in cui sono dipendenti, cancellata nel 2003, estendendo e migliorando così le tutele previste dal codice degli appalti ora solo per il pubblico”.
Inoltre, è stata ribadita la necessità di introdurre “la patente a punti per determinare l’accesso delle imprese alle gare d’appalto pubblici e privati; l’obbligo del cartellino identificativo per l’ingresso nei cantieri; costruire un libretto digitalizzato delle imprese che registri investimenti sulla sicurezza ed infortuni; estendere il certificato di congruità della mano d’opera e dei tempi di realizzazione in tutti i cantieri e in tutti i settori; assunzione di ispettori del lavoro e nei servizi di medicina del lavoro territoriali; superamento del subappalto a cascata; obbligo formazione prima di essere adibito a mansioni lavorative”.
E ancora: “Estendere l’elezione degli Rls, rafforzare il ruolo d`intervento anche verso i nuovi assunti; abolire la legge Bossi-Fini che permette nei fatti lo sfruttamento dei lavoratori migranti; rafforzare le sanzioni anche penali verso le imprese che non rispettano le norme sulla sicurezza; non erogare incentivi o finanziamenti alle imprese che non rispettano norme e non applicano i corretti contratti nazionali”.
Più ottimista il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, che ha parlato di “un incontro positivo e apprezzabile, in cui il governo ha illustrato alcuni elementi che caratterizzeranno il prossimo decreto sicurezza aprendo al contributo del sindacato per miglioramenti e integrazioni”.
“In particolare – prosegue Sbarra – il ministro Calderone ha preannunciato la volontà di rafforzare controlli, ispezioni, assunzioni, sanzioni e investimenti. Sono misure in parte condivisibili, che rispondono ad alcune priorità avanzate dalla Cisl, ma che per essere davvero efficaci devono essere collegate a una complessiva e concertata strategia nazionale. Aspettiamo di conoscere nel merito i contenuti del decreto per una valutazione completa”. Fondamentale, però, è “dare continuità al confronto, renderlo strutturale, costante, per costruire insieme una controffensiva partecipata contro le morti sul lavoro, gli infortuni e le malattie professionali. Pensiamo a un vero e proprio patto che unisca governo, sindacati e imprese per porre fine a una strage silenziosa che porta via oltre mille vittime ogni anno creando decine di migliaia di infortuni”. Ed è in questa direzione che va il decalogo presentato dalla Cisl, in cui si indica la via “con cui qualificare questo accordo”.
Secondo Sbarra “vanno rafforzati controlli e ispezioni sui luoghi di lavoro. Bisogna assumere più ispettori, medici del lavoro e tecnici della prevenzione, puntare sulla qualità delle imprese con una patente a punti che stabilisca un rating sociale collegato alle gare pubbliche. Occorre estendere regole e procedure del codice degli appalti pubblici anche ai grandi cantieri privati”.
Il numero uno della Cisl ha aggiunto che “c’è da fare uno sforzo condiviso sul piano formativo, promuovere ad ogni livello cultura della sicurezza e della legalità, nella consapevolezza che un’azienda più sicura è anche una realtà più innovativa e competitiva. Per questo va fatto un grande investimento sulla prevenzione, le competenze e la comunicazione, anche istituendo la materia nelle scuole dell’obbligo”. Secondo la Cisl “è poi necessario far evolvere le relazioni industriali in senso partecipativo dando ai delegati della sicurezza maggiori poteri decisionali e di controllo nelle aziende. Il tema delle risorse non può essere un freno: si cominci a usare la totalità dell’avanzo Inail, circa 3 miliardi l’anno che vengono ancora troppo dirottati sulla contabilità generale a copertura del debito pubblico. Non va bene: sono soldi di imprese e lavoratori, lì devono tornare, con progetti coerenti e innalzamento delle rendite delle famiglie colpite”.
Al governo, conclude Sbarra, “chiediamo di dare concretezza e profondità a queste proposte dentro un metodo decisionale compartecipato, fondato su una corresponsabilità che impegni ogni parte a comportamenti conseguenti. La Cisl prosegue la sua mobilitazione nazionale avviata giorni fa programmando assemblee nei luoghi di lavoro ed iniziative sindacali nel territorio per un forte ed efficace discussione e sensibilizzazione su questi temi”.
Per il leader della url, Pierpaolo Bombardieri, dal governo “ci sono alcune parziali risposte in un clima che non è quello che ci dovrebbe essere quando si parla di morti. Il testo del decreto ci è stato consegnato questa mattina, nemmeno in modo organico. Se dopo Firenze la riposta attesa doveva essere più decisa, allora non ci siamo. La gente continua a morire, di chiacchiere ne abbiamo le tasche piene”.
e.m.