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Irpef, Upb: la riduzione in valore assoluto è maggiore nelle classi di reddito medio-alte

redazione
Dicembre20/ 2021

Secondo l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, l’analisi degli effetti distributivi delle modifiche apportate all’Irpef per livelli di reddito riportata nella figura 8,” condotta mediante il modello di microsimulazione sulla platea rappresentativa dei contribuenti italiani, conferma sostanzialmente le evidenze rinvenibili dall’analisi per contribuenti tipo del paragrafo precedente”.

Da quanto emerge dall’analisi, “la riduzione di imposta in valore assoluto è maggiore nelle classi di reddito medio-alte, con un beneficio medio di circa 765 euro per i contribuenti con reddito imponibile tra i 42.000 e i 54.000 euro (tra i 3.500 e i 4.500 euro mensili), raggiungendo anche l’incidenza sul reddito più elevata rispetto alle altre classi. Tutti i contribuenti in questa classe beneficiano di una
riduzione di imposta comunque maggiore di 500 euro. Ai contribuenti in questo intervallo di reddito, che rappresentano il 3,3 per cento del totale della platea, affluisce il 14,1 per cento delle risorse complessive (circa 1 miliardo).”

“Per le classi di reddito più elevate – prosegue – il beneficio medio scende progressivamente fino a circa 270 euro di risparmio di imposta che si osserva nelle ultime due classi. Complessivamente le risorse destinate ai contribuenti delle due classi di reddito più elevate sono circa il 3 per cento delle risorse complessive (circa 220 milioni).”

Fig. 8 – Effetti distributivi sulla platea dei contribuenti: analisi per classi di reddito imponibile (1)


Fonte: modello di microsimulazione UPB.
(1) Nell’ultima colonna il numero espresso tra parentesi indica la quota di contribuenti sul totale.

“Nella classe di reddito tra 30.000 e 42.000 euro (tra 2.500 e 3.500 euro mensili) – prosegue Upb – il risparmio medio è pari a 330 euro e oltre il 50 per cento dei contribuenti riceve un beneficio medio inferiore a 250 euro. L’incremento delle detrazioni per livelli di reddito bassi evidenziato in precedenza comporta un beneficio medio maggiore (229 euro) per i contribuenti tra i 12.000 e i 18.000 euro (tra 1.000 e 1.500 euro di reddito mensile) rispetto a quanto accade per le due classi di reddito immediatamente superiori (rispettivamente 204 e 155 euro). Nel complesso, a questi contribuenti (il 16 per cento del totale) affluisce circa il 20 per cento delle risorse complessive (circa 1,5 miliardi). Per contribuenti con reddito inferiore ai 12.000 euro il beneficio medio si riduce sensibilmente per effetto dell’incapienza fiscale. Le prime due classi di reddito, dove si concentra circa il 36,9 per cento dei contribuenti, beneficiano di circa il 6,7 per cento delle risorse complessive (circa 500 milioni).”

“Di fatto, – spiega l’Upb – il 20 per cento delle famiglie in condizione economica meno favorevole, che sono già sostanzialmente escluse dall’ambito di applicazione dell’Irpef a causa dell’elevato livello dei redditi minimi imponibili, non sono coinvolte dalla revisione dell’Irpef. Ciò implica che se le future politiche sociali vorranno ulteriormente sostenere i redditi delle famiglie più povere dovranno affidarsi a strumenti diversi dall’Irpef, quali trasferimenti monetari diretti o meccanismi di imposta negativa.”

E.G.

redazione