“Occorre ricordare che il nuovo Codice appalti recepisce tre Direttive europee costruite sulla trasparenza, la legalità e la lotta alla corruzione, oltre alla chiarezza e correttezza nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori. Nelle gare d’appalto devono, infatti, vincere la qualità del lavoro e dei materiali utilizzati, la sicurezza, la salvaguardia ambientale, la corretta e puntuale applicazione dei contratti collettivi di lavoro, evitando dumping retributivi e sociali. Allo stesso modo, l’obiettivo deve essere l’azzeramento del lavoro nero, la regolarità nelle gare di affidamento e la semplificazione controllata della burocrazia”. Lo dichiara in una nota Tiziana Bocchi, segretaria confederale Uil.
“Non solo, come Cgil, Cisl e Uil, abbiamo posto il problema della necessaria riduzione delle stazioni appaltanti, dell’applicazione della clausola sociale concordata con le OO.SS. e dell’eliminazione del massimo ribasso in favore dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Non è vero che il nuovo Codice degli appalti è un “tappo” per lo sviluppo, ma, anzi, l’Anac ha dichiarato che il ricorso alle gare è in continua crescita, semplicemente si richiedono requisiti di correttezza e legalità: evidentemente ci sono tante imprese oneste nel nostro Paese”.
“Siamo d’altronde contrari all’aumento delle soglie al di sotto delle quali si può procedere con l’affidamento negoziato, vorrebbe dire non controllare la genuinità dell’appalto e soprattutto tagliare le gambe alle Pmi che rappresentano la stragrande maggioranza del nostro sistema industriale e produttivo”.
“Questi contenuti, frutto anche di un’importante azione sindacale, non riescono ad essere compresi da questo Governo e da quegli imprenditori che hanno fatto delle “scorciatoie” il loro principale modello di rispetto del codice appalti. Bisogna riaffermare con forza il principio secondo il quale le lavoratrici e i lavoratori impiegati negli appalti sono innanzitutto cittadini di questo Paese e meritano quindi giuste tutele e rispetto”.
“Nessuna legge è intoccabile ma su una materia come questa è necessario darsi regole di ingaggio comuni, stabilire momenti di confronto e poi agire sui singoli aspetti che denotano problematicità e non con agire scomposti ed in assoluta solitudine come il governo sembrerebbe voler fare”.
TN