“Non ci facciamo illusioni. Un sacco di lavoro deve ancora essere fatto. Ma c’è una reale possibilità di migliorare la situazione”. Questo il commento forse più rappresentativo dell’esito del supervertice di Minsk, al termine del quale, dopo 15 ore ininterrotte di negoziato, i leader di Francia, Germania, Ucraina e Russia, sono riusciti a trovare un’intesa che prevede il ritiro delle armi pesanti e una tregua che deve scattare alla mezzanotte tra il 14 e il 15 febbraio (le 22 in Italia).
Anche se, a dirla tutta, è stato il lavoro parallelo a Merkel-Hollande-Putin-Poroshenko, cioè quello del “gruppo di contatto”, a garantire questo, seppur parziale, risultato. In particolare, il documento siglato dalle parti del gruppo di contatto prevede il ritiro, eguale da entrambi i lati, delle armi pesanti dal Donbass, su una pari distanza, al fine di creare una zona di sicurezza, e che deve iniziare entro e non oltre il secondo giorno dopo il cessate il fuoco ed entro 14 giorni.
Questa la speranza che si è accesa al termine del maxivertice, ma che non basta a considerare risolto il conflitto che dura da ormai più di 10 mesi. Secondo le stesse parole del leader del Cremlino: “i negoziati tra Kiev e l’Est Ucraina sono a un punto morto”. Vladimir Putin ha inoltre informato che c’è l’accordo con leader ucraino, Petro Poroshenko, di incaricare esperti militari per valutare la situazione e soprattutto la posizione delle parti sul fronte di Debaltseve, la città situata in una tasca del controllo ucraino. La città è caduta sotto i bombardamenti dei separatisti come parte di un’offensiva su più fronti, volta anche ad appropriarsi di parte del territorio circostante l’aeroporto di Donetsk e la città portuale di Mariupol, possibile passaggio di terra verso la Crimea annessa.
I principali nodi che restano da risolvere si aggirano intorno alle richieste, per ora rimaste inascoltate, dei separatisti filo-russi, che chiedono un ritiro delle truppe di Kiev da Debaltseve e il riconoscimento, con conseguenti riforme costituzionali e di confine, delle repubbliche ribelli autoproclamate di Donetsk e Lugansk.
Insomma, l’accordo per un pace duratura è ancora distante, ma da oggi ci sono forse più possibilità nello sperare di raggiungerlo.
F.P.